Un’ispezione ambientale non è un fulmine a ciel sereno. È un momento che, se gestito bene, racconta quanto la tua azienda è solida.
Noi in Selin lo vediamo spesso: chi prepara gli audit interni con metodo affronta la visita ispettiva con un’altra energia. Nessun panico, nessun fascicolo perso, nessuna corsa contro il tempo. Solo un sistema che funziona, perché è stato testato.
Audit o ispezione? Due facce della stessa solidità
L’audit interno è la prova generale dell’ispezione ufficiale.
Serve per capire prima dove potrebbero esserci falle, incoerenze, documenti mancanti o procedure confuse.
Mentre l’ispezione arriva dall’esterno (ARPA, Provincia, Comune), l’audit nasce da te, o da noi, se ci chiamiamo in causa, per mettere ordine e capire dove migliorare.
È lo strumento più semplice per passare da una compliance “difensiva” a una compliance proattiva.
Chi fa cosa: il metodo RACI in pratica
Ogni audit efficace ha bisogno di una regia chiara. Noi lavoriamo spesso con il modello RACI, quattro lettere, ma fondamentali:
R – Responsible: il referente HSE che coordina e raccoglie i dati.
A – Accountable: la direzione che approva e dà priorità.
C – Consulted: il consulente (interno o esterno) che verifica la coerenza normativa.
I – Informed: i reparti operativi che devono essere aggiornati e formati.
Quando questi ruoli sono definiti, anche la più complessa ispezione diventa gestibile.
Il piano 30-60-90 giorni
Abbiamo imparato che il tempo giusto per prepararsi a un’ispezione è 90 giorni. Non di più, non di meno.
Ecco come impostarlo:
Giorni 0–30: inventario documentale
Raccogli tutto: autorizzazioni, registri di carico e scarico, FIR, contratti con i trasportatori, schede di sicurezza. Se mancano documenti o scadenze aggiornate, segnalali subito.
Giorni 31–60: sopralluoghi e controlli visivi
Qui si scende “sul campo”:
– verifica etichette e aree di deposito temporaneo,
– controlla i tempi di giacenza,
– osserva lo stato di manutenzione dei sistemi di abbattimento o raccolta reflui.
È il momento in cui emergono i dettagli che, in sede ispettiva, fanno la differenza.
Giorni 61–90: simulazione e correzioni
Fingi che l’ispezione sia domani.
Organizza un audit simulato, con domande vere e un percorso di visita realistico. Annota ogni criticità e programma azioni correttive (CAPA).
La checklist: 40 controlli che usiamo sempre
Nel nostro lavoro la checklist è la spina dorsale di ogni audit.
Ne aggiorniamo una costantemente: include circa 40 controlli essenziali, dalle autorizzazioni alle etichette, dagli scarichi alle manutenzioni.
(→ Scarica qui la versione base in PDF)
Come gestire le non conformità
Non tutte le irregolarità pesano allo stesso modo.
Noi le dividiamo così:
– Critiche – bloccano un processo o violano la norma.
– Moderate – richiedono correzione ma non compromettono la conformità. – Osservazioni – spunti di miglioramento.
Ogni segnalazione deve generare una CAPA: azione correttiva, responsabile, scadenza e verifica di chiusura.
Documentare è dimostrare
Un audit non finisce con una visita. Serve un verbale, fotografie datate, registro azioni e magari un mini-report digitale. Quando tutto è tracciato, l’ispezione ufficiale non potrà che confermare l’ordine interno.
Formazione: il test da 10 minuti che cambia tutto
Durante un’ispezione, la differenza la fa chi risponde alle domande.
Nei nostri audit simulati chiediamo sempre 5-6 domande a bruciapelo ai reparti:
“Dove sono archiviati i FIR?”
“Quando scade l’autorizzazione alle emissioni?” “Cosa fate se un’etichetta si stacca?”
Se tutti rispondono correttamente, l’audit ha già raggiunto il suo obiettivo: competenza diffusa.
In sintesi
Un audit ambientale ben costruito ti fa risparmiare tempo, ansia e, spesso, sanzioni. È la forma più intelligente di prevenzione.
Noi di Selin lo conduciamo come una prova generale: realistica, tecnica, ma anche umana. Perché dietro ogni fascicolo ci sono persone che lavorano, non solo regole da rispettare.
Vuoi ricevere i nostri modelli gratuiti?
– Checklist audit
– Modello RACI
– Registro non conformità
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