Rifiuti industriali: gestione, smaltimento e recupero

Rifiuti industriali: gestione, smaltimento e recupero

rifiuti industriali sono sostanze o materiali di scarto derivanti da lavorazioni industriali che, a causa della loro natura e delle loro caratteristiche, non possono essere trattati con le stesse modalità previste per i rifiuti urbani.

Appartengono alla categoria dei rifiuti speciali e si distinguono in pericolosi e non pericolosi. I rifiuti industriali pericolosi possono causare danni all’ambiente o alla salute umana e richiedono un trattamento specifico per salvaguardare l’ecosistema e la comunità. Tra questi rientrano:

  • scarti di produzione chimici, come solventi, vernici o inchiostri;
  • batterie al piombo e accumulatori;
  • farmaci scaduti o inutilizzati;
  • sostanze chimiche pericolose, come acido cloridrico o cloro;
  • fluidi industriali contenenti metalli pesanti, come piombo, mercurio o cromo;
  • rifiuti radioattivi generati da centrali nucleari o attività mediche;
  • macchinari e apparecchiature deteriorate o obsolete;
  • veicoli a motore, rimorchi o simili fuori uso;
  • prodotti di scarto dell’industria fotografica;
  • prodotti di scarto dell’attività metallurgica;
  • prodotti di scarto della raffinazione del petrolio e/o da processi chimici industriali;
  • oli esausti;
  • rifiuti derivati da impianti di trattamento dei reflui;
  • rifiuti derivati dalle attività di ricerca medica e veterinaria;
  • rifiuti della produzione conciaria e tessile.

I rifiuti industriali non pericolosi, invece, non possiedono proprietà di tossicità, infiammabilità, corrosività o radioattività e includono:

  • carta, cartone e materiali di imballaggio;
  • scarti di legno e trucioli;
  • scarti di produzione di materiali plastici;
  • vetro e ceramica;
  • scarti di produzione metallurgica, come metalli ferrosi o non ferrosi;
  • scarti di produzione alimentare, come avanzi di cibo o scarti di ortofrutta.

Classificare i rifiuti industriali secondo la normativa vigente è essenziale per determinare se sono pericolosi o meno. È dalla classificazione che, infatti, dipendono le misure di gestione da adottare, le procedure di smaltimento o recupero da rispettare e gli adempimenti amministrativi, burocratici e contabili da assolvere.

Particolare attenzione deve essere rivolta ai rifiuti industriali pericolosi che, se trattati in modo improprio, possono causare il rilascio di sostanze inquinanti e materiali potenzialmente dannosi per l’ambiente e la salute pubblica.

Gestione

Mentre la gestione dei rifiuti urbani è affidata alla Pubblica Amministrazione, quella dei rifiuti industriali fa capo ad un sistema che coinvolge lo Stato centrale, vari enti territoriali e il produttore dei rifiuti, che è il primo responsabile della gestione degli stessi.

Le attività di gestione si articolano nei seguenti passaggi:

  • classificazione del rifiuto tramite codice CER (Codice Europeo dei Rifiuti) che ne evidenzia l’origine e il settore di provenienza;
  • analisi di caratterizzazione per indagare le componenti chimico-fisiche del rifiuto e determinarne il livello di pericolosità;
  • compilazione del Formulario di Identificazione dei Rifiuti (FIR) per rendere il rifiuto tracciabile e annotazione di tutte le informazioni di carattere sia quantitativo che qualitativo sul Registro di carico e scarico;
  • conferimento dei rifiuti industriali presso un deposito temporaneo organizzato in categorie omogenee per evitare contaminazioni.

I rifiuti devono essere trasportati all’interno di appositi imballaggi e utilizzando mezzi autorizzati dall’Albo Nazionale Gestori Ambientali. Inoltre, su tutti i contenitori devono essere presenti apposite etichette informative, tra cui in particolare il codice CER ed eventuali caratteristiche di pericolosità.

L’ultima tappa della gestione dei rifiuti industriali è il trattamento degli stessi presso l’impianto di destinazione finale. Questo processo varia in base alla natura e alla pericolosità del rifiuto: alcuni materiali e sostanze possono essere recuperati o rigenerati; altri, invece, devono essere necessariamente smaltiti attraverso trattamenti chimici, termodistruzione o portati in discariche idonee.

Recupero

Il recupero dei rifiuti industriali permette alle sostanze e ai materiali di scarto derivanti da lavorazioni industriali di acquisire nuova vita e svolgere un ruolo utile, sostituendo materiali vergini o risorse naturali.

È una pratica vantaggiosa sia dal punto di vista economico che ambientale perché consente di non utilizzare materiali che altrimenti sarebbero stati impiegati per svolgere una determinata funzione all’interno dell’economia.

Attraverso il recupero, possono essere reimmessi sul mercato, come materia prima per altri processi di produzione, ingredienti o componenti di altri prodotti o sotto forma di energia termica.

Nel dettaglio, il recupero dei rifiuti industriali può avvenire tramite:

  • termovalorizzazione, che permette di recuperare energia dalla combustione del rifiuto;
  • reimpiego del rifiuto, che subisce una trasformazione anche se non sostanziale e trova un nuovo utilizzo;
  • impiego del rifiuto esattamente così com’è, ma per un uso diverso rispetto a quello per cui era inizialmente destinato.

Due esempi di recupero dei rifiuti industriali sono la separazione e il riutilizzo di metalli dai bagni esausti nell’industria galvanica e il recupero e il riutilizzo di acidi e basi in altre applicazioni nell’industria chimica. L’acido solforico e la soda caustica, per esempio, quando si corrodono troppo del materiale su cui devono agire, devono essere sostituiti: è possibile recuperarli filtrando e separando gli inquinanti oppure correggendo la formula.

Non mancano poi i casi in cui, grazie all’impiego di moderni termovalorizzatori, alcuni tipi di rifiuti industriali possono essere trasformati in energia termica per produrre calore, vapore o elettricità. Anche gli oli esausti, attraverso processi di rigenerazione, possono acquisire nuova vita e sostituire l’olio vergine in altre applicazioni.

Smaltimento

I rifiuti industriali non idonei al recupero devono essere adeguatamente smaltiti. Anch’essi, come i rifiuti che possono essere sottoposti a recupero e rigenerazione, devono riportare la relativa classificazione nel Registro di carico e scarico e nel Formulario di Identificazione dei Rifiuti (FIR).

L’impianto di smaltimento dove il ciclo di vita dei rifiuti industriali termina definitivamente deve essere scelto in base alle caratteristiche chimico-fisiche degli stessi. In questa fase, infatti, è essenziale distinguere i rifiuti pericolosi da quelli non pericolosi.

I rifiuti industriali pericolosi non possono essere smaltiti nelle comuni discariche ma devono essere affidati ad operatori autorizzati e smaltiti in discariche apposite. Anche il trasporto degli stessi è consentito solo ad aziende certificate e autorizzate, come per tutti i rifiuti.

Lo smaltimento dei rifiuti industriali non pericolosi, in alcuni casi specifici, è affidato alla Pubblica Amministrazione, che li assimila ai rifiuti urbani. Tuttavia, anche se tali rifiuti non contengono sostanze infette, tossiche, sensibilizzanti, mutageni o corrosivi, non è detto che non abbiano una natura inquinante e che non debbano, quindi, essere smaltiti in centri idonei, diversi dalle comuni discariche.

Considerata la complessità dei processi legati alla gestione, al recupero e allo smaltimento dei rifiuti industriali, è essenziale rivolgersi a professionisti del settore che possiedono le competenze necessarie e gli strumenti adatti per operare nel rispetto dell’ambiente e della normativa vigente.

Noi di Selin siamo specializzati nello smaltimento di rifiuti industriali: grazie alle autorizzazioni e alle certificazioni che possediamo, supportati da manodopera specializzata e attrezzature all’avanguardia, garantiamo un servizio sicuro e trasparente, dalla raccolta allo stoccaggio, fino al conferimento dei rifiuti agli impianti di destinazione finale.

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