Lo smaltimento dell’amianto per le imprese rappresenta ancora oggi una questione di grande rilevanza ambientale e sanitaria. Benché, infatti, la messa al bando dell’amianto in Italia risalga al 1992, molte aziende si trovano tuttora a gestire materiali contenenti questa sostanza nei propri edifici, impianti o macchinari.
La normativa italiana prevede obblighi precisi per la bonifica e lo smaltimento, con l’obiettivo di proteggere la salute dei lavoratori, della popolazione e dell’ambiente. Di conseguenza, le imprese devono affrontare con competenza sia i rischi connessi all’esposizione, sia gli aspetti tecnici e burocratici legati alla rimozione e allo smaltimento in sicurezza.
Perché l’amianto è ancora presente e cosa prevede la legge
Nonostante, come abbiamo detto, il divieto di utilizzo dell’amianto risalga ormai a più di trent’anni fa, questa sostanza è ancora largamente presente in numerosi contesti industriali, commerciali e residenziali. Ciò è dovuto al fatto che, prima del divieto, l’amianto veniva utilizzato in modo estremamente diffuso, apprezzato per le sue proprietà fisiche e chimiche. Era, infatti, considerato un materiale ideale per l’isolamento termico e acustico, la sua resistenza al fuoco e la stabilità, garantiva una lunga durata dei manufatti.
Per queste ragioni, oggi possiamo ancora ritrovare l’amianto in diversi materiali e strutture:
- coperture e tettoie in cemento-amianto (eternit), ampiamente usate in capannoni industriali, magazzini ed edifici agricoli;
- tubazioni e canne fumarie, utilizzate per impianti di riscaldamento, scarichi industriali e sistemi di ventilazione;
- pavimentazioni viniliche, impiegate in contesti edilizi pubblici e privati;
- guarnizioni e materiali coibentanti, presenti in caldaie, forni e impianti industriali;
- vecchi impianti industriali e macchinari, molti dei quali sono ancora in funzione o smantellati solo parzialmente.
Il principale pericolo legato all’amianto deriva dall’inalazione delle sue fibre microscopiche. Con il deterioramento dei manufatti nel tempo, queste fibre possono disperdersi nell’aria e, se respirate, accumularsi nei polmoni causando gravi patologie come:
- asbestosi, malattia polmonare cronica derivante dall’accumulo di fibre;
- mesotelioma pleurico, tumore maligno molto aggressivo e quasi esclusivamente legato all’esposizione all’amianto;
- carcinoma polmonare, ovvero tumori ai polmoni.
Per contrastare questi rischi, il legislatore italiano ha definito un quadro normativo dettagliato, che si articola principalmente su tre provvedimenti:
- D.Lgs. 81/2008 (Testo Unico per la sicurezza sul lavoro), che stabilisce le modalità di gestione del rischio amianto nei luoghi di lavoro, obbligando le aziende a tutelare i lavoratori esposti;
- Legge 257/1992, che sancisce il divieto assoluto di produzione, commercializzazione e utilizzo dell’amianto e dei prodotti che lo contengono;
- D.M. 6 settembre 1994, che definisce le modalità tecniche per la bonifica, lo smaltimento e la messa in sicurezza dei materiali contenenti amianto.
Le aziende, pertanto, sono obbligate ad avviare un censimento accurato dei materiali contenenti amianto presenti nelle proprie strutture. Operazione che deve tradursi in un documento noto come Piano di controllo e manutenzione (o programma di gestione dell’amianto), che deve comprendere:
- mappatura dei materiali contenenti amianto (MCA), con l’identificazione precisa della posizione e dello stato dei materiali;
- valutazione del rischio di esposizione, ovvero l’analisi del possibile rilascio di fibre in funzione dello stato di conservazione dei materiali e delle attività lavorative;
- misure di sorveglianza e controllo periodico, che prevedono verifiche regolari sullo stato dei manufatti;
- interventi programmati di manutenzione, bonifica o smaltimento, con definizione dei tempi e delle modalità operative.
Va sottolineato che la presenza di amianto non implica automaticamente l’obbligo di rimozione. L’intervento di bonifica è, infatti, obbligatorio solo se il materiale è danneggiato o deteriorato, e nel caso in cui l’attività svolta comporti il rischio di rottura o disturbo del materiale, aumentando la possibilità di rilascio di fibre.
Pertanto, nel rispetto della normativa, le imprese devono:
- prevenire l’esposizione dei lavoratori, attraverso misure organizzative e protezioni collettive e individuali;
- affidarsi esclusivamente a ditte specializzate, iscritte all’Albo Nazionale Gestori Ambientali e autorizzate per la rimozione e lo smaltimento dell’amianto;
- rispettare tutte le procedure autorizzative e documentali, predisponendo piani di lavoro, notifiche agli enti e certificazioni delle attività svolte.
Solo adottando un approccio rigoroso e consapevole è, infatti, possibile tutelare sia la salute dei lavoratori che la responsabilità legale dell’impresa, evitando conseguenze sanzionatorie e danni reputazionali.
Come avviene una rimozione in sicurezza secondo normativa
La rimozione dell’amianto non può essere improvvisata, ma deve seguire procedure estremamente rigorose, disciplinate dalla normativa vigente. Ogni fase richiede la partecipazione di imprese specializzate, in possesso delle necessarie autorizzazioni e competenze tecniche.
La procedura di bonifica prevede generalmente alcuni passaggi.
- Sopralluogo e valutazione preliminare: viene eseguita una verifica accurata dello stato dei materiali contenenti amianto. Si analizzano la tipologia di manufatto, il grado di deterioramento, la possibilità di rilascio di fibre e l’estensione dell’intervento. Da questa fase preliminare scaturisce il piano di lavoro da presentare agli enti competenti.
- Elaborazione e approvazione del piano di lavoro: ogni attività di rimozione deve essere preceduta dalla redazione del Piano di Lavoro ai sensi dell’art. 256 del D.Lgs. 81/2008. Tale piano, che dettaglia le modalità operative, le protezioni adottate e le misure di sicurezza, deve essere trasmesso alla ASL per l’approvazione.
- Allestimento del cantiere e misure preventive: prima di iniziare le operazioni, viene predisposta l’area di lavoro con:
- delimitazioni e confinamenti per evitare la dispersione di fibre;
- sistemi di ventilazione e filtraggio dell’aria;
- installazione di zone filtro e aree di decontaminazione;
- informazione e formazione di tutto il personale coinvolto.
- Operazioni di rimozione: durante la fase operativa vera e propria, i materiali vengono rimossi in condizioni controllate. Gli addetti, dotati di Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) specifici, eseguono l’asportazione con tecniche che minimizzano il rischio di dispersione (ad esempio, mantenendo costantemente bagnato il materiale o utilizzando sistemi a bassa emissione di polveri).
- Confezionamento e trasporto in sicurezza: i rifiuti contenenti amianto vengono confezionati in doppio imballaggio impermeabile, con etichettatura specifica. Successivamente, sono trasportati presso impianti di smaltimento autorizzati, sempre da ditte iscritte all’Albo Gestori Ambientali per la categoria specifica.
- Smaltimento e certificazione finale: l’amianto viene smaltito in discariche autorizzate per rifiuti pericolosi. Al termine delle operazioni, viene rilasciata tutta la documentazione attestante l’avvenuta bonifica e la corretta gestione dei rifiuti.
Durante l’intero processo, la sicurezza assume un ruolo primario. È, pertanto, obbligatorio effettuare il monitoraggio ambientale per verificare l’assenza di contaminazione sia durante i lavori sia dopo la conclusione delle attività di bonifica.
Per questo, affidarsi a professionisti come Selin permette alle imprese di affrontare con serenità tutte queste fasi complesse, rispettando pienamente i numerosi adempimenti previsti per lo smaltimento dell’amianto per le imprese.
Inoltre, Selin affianca le imprese nella gestione dell’amianto con un supporto completo: dalle pratiche autorizzative alla supervisione del cantiere, fino al monitoraggio degli MCA e alla formazione del personale, aiutando le aziende a operare in modo conforme alla legge, riducendo i rischi di responsabilità civile e penale e contribuendo, nel contempo, a creare un ambiente di lavoro sicuro e sostenibile.
