Smaltimento e recupero dei rifiuti: come funziona?

Smaltimento e recupero dei rifiuti costituiscono la fase finale del processo di gestione del rifiuto.

Lo smaltimento rappresenta l’eliminazione definitiva dei rifiuti speciali, mentre il recupero implica la trasformazione dei rifiuti in nuovi materiali, prodotti o energia.

In base al tipo di rifiuto, viene individuato il processo di smaltimento o recupero adatto, tra discarica, incenerimento negli appositi impianti, compostaggio o riciclo e, secondo l’articolo 182, comma 1, del Dlgs 152/2006 e smi, deve essere sempre verificata la possibilità di effettuare il recupero dei rifiuti prima di procedere allo smaltimento.

Sono, infatti, previsti diversi strumenti per incentivare la prevenzione e il recupero, come il divieto di smaltire rifiuti urbani non pericolosi in regioni diverse da quella di loro produzione.

La normativa prevede anche una serie di obblighi amministrativi per i soggetti che intervengono nella produzione e gestione dei rifiuti, tra cui:

  1. compilazione di un formulario di identificazione per il trasporto (FIR);
  2. compilazione di un registro di carico e scarico;
  3. invio del Modello Unico di Dichiarazione Ambientale (MUD);
  4. iscrizione all’Albo gestori ambientali;
  5. autorizzazione per specifiche attività.

Per il recupero di particolari tipologie di rifiuti sono, inoltre, previsti Consorzi che operano su imballaggi, polietilene, oli minerali, oli vegetali, batterie al piombo, pneumatici fuori uso e rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE).

Poiché la gestione corretta dei rifiuti speciali è di estrema importanza per ridurre l’inquinamento ambientale e mitigare l’impatto delle attività umane sull’ambiente, è fondamentale prestare grande attenzione alla questione, scegliendo il percorso più adeguato.

Quando si portano i rifiuti a smaltimento?

Il corretto smaltimento dei rifiuti rappresenta un aspetto fondamentale per la tutela dell’ambiente e della salute pubblica. Affinché ciò avvenga in modo corretto, è necessario conoscere le regole che disciplinano il trattamento dei rifiuti.

Prima di tutto, è importante ricordare che i rifiuti non possono essere abbandonati indiscriminatamente in qualsiasi luogo o momento. Per evitare sanzioni e multe, è necessario, quindi, portarli presso gli appositi centri di raccolta o presso gli operatori autorizzati per il loro recupero e smaltimento.

Quest’ultimo può avvenire attraverso diverse modalità a seconda delle caratteristiche del rifiuto.

La scelta del metodo di smaltimento dei rifiuti è, dunque, cruciale per la riduzione dell’inquinamento ambientale e l’impatto delle attività umane sul pianeta. Pertanto, è importante porre una forte attenzione alla questione della gestione dei rifiuti speciali e scegliere il percorso più appropriato per ridurre al minimo l’impatto sull’ambiente e sulla salute umana.

A questa categoria appartiene una gamma eterogenea di rifiuti pericolosi e non pericolosi che richiedono una corretta gestione in fase di smaltimento, definito smaltimento in D, poiché non possono essere trattati come i rifiuti comuni.

L’impianto di smaltimento viene scelto in base alle caratteristiche chimiche e fisiche del rifiuto. Ecco perché anche in fase di smaltimento è necessario distinguere i rifiuti pericolosi che, quindi, devono essere smaltiti in impianti adeguati, da quelli non pericolosi cioè che non contengono sostanze pericolose, infette e nocive per le persone per l’ambiente.

Le diverse attività di smaltimento dei rifiuti sono definite dall’allegato B del D.Lgs.152/06 e smi:

  • D1, deposito sul o nel suolo;
  • D2, trattamento in ambiente terrestre (biodegradazione di fanghi o rifiuti liquidi);
  • D3, iniezioni in profondità (rifiuti pompabili in pozzi, cupole saline o faglie naturali);
  • D4, lagunaggio;
  • D5, messa in discarica specialmente allestita;
  • D6, scarico di rifiuti solidi in ambiente idrico, ad esclusione dell’immersione;
  • D7, immersione, compreso il seppellimento nel sottosuolo marino;
  • D8, trattamento biologico che generi composti o a miscugli da eliminare con uno dei procedimenti elencati nei punti da D1 a D12;
  • D9, trattamento fisico-chimico che generi composti o a miscugli eliminati con uno dei procedimenti da D1 a D12;
  • D10, incenerimento a terra;
  • D11, incenerimento in mare;
  • D12, deposito permanente;
  • D13, raggruppamento preliminare prima di una delle operazioni indicate da D1 a D12;
  • D14, ricondizionamento preliminare prima di una delle operazioni indicate da D1 a D13;
  • D15, deposito preliminare prima di una delle operazioni indicate da D1 a D14.

In tutti questi casi, è fondamentale affidarsi a ditte autorizzate, specializzate nelle operazioni di smaltimento in D, per la raccolta e lo smaltimento corretto dei rifiuti al fine di tutelare l’ambiente e la salute pubblica.

Quando si portano i rifiuti a recupero?

Il recupero dei rifiuti è una delle tappe fondamentali del processo di gestione dei rifiuti e rappresenta un’operazione volta a consentire ai rifiuti di sostituire altri materiali vergini e svolgere un ruolo utile. Grazie a questa pratica, è possibile ottenere numerosi vantaggi sia dal punto di vista ambientale che economico.

Questo processo, essenziale per la gestione sostenibile dei rifiuti, prevede il riutilizzo dei materiali che possono essere trasformati in nuovi prodotti o utilizzati come fonte di combustibile, sostituendo così altre risorse naturali.

Secondo il Decreto Legislativo 152/06 e smi, il recupero viene definito come “qualsiasi operazione il cui principale risultato sia di permettere ai rifiuti di svolgere un ruolo utile, sostituendo altri materiali che sarebbero stati altrimenti utilizzati per svolgere una particolare funzione o di prepararli a svolgere tale funzione, all’interno dell’impianto o nell’economia in generale“.

La normativa italiana richiede che i rifiuti destinati al recupero siano registrati e classificati correttamente, secondo operazioni di smaltimento in R. Perciò le attività di recupero sono suddivise distinte nel D.lgs. 152/06 e smi, allegato C come segue:

  • R1, utilizzo principale come combustibile o altro mezzo per produrre energia;
  • R2, rigenerazione/recupero di solventi;
  • R3, riciclo/recupero delle sostanze organiche non utilizzate come solventi;
  • R4, riciclo/recupero dei metalli o dei composti metallici;
  • R5, riciclo/recupero di altre sostanze inorganiche;
  • R6, rigenerazione di acidi o basi;
  • R7, recupero dei prodotti che servono a captare gli inquinanti;
  • R8, recupero dei prodotti provenienti dai catalizzatori;
  • R9, rigenerazione o altri reimpieghi degli oli;
  • R10, spandimento sul suolo a beneficio dell’agricoltura;
  • R11, uso di rifiuti ottenuti da una delle operazioni indicate da R1 a R10;
  • R12, scambio di rifiuti per una delle operazioni indicate da R1 a R11;
  • R13, messa in riserva di rifiuti per una delle operazioni indicate nei punti da R1 a R12.

Il recupero permette, dunque, ai rifiuti speciali di avere una nuova vita come materia prima nei processi di produzione, come ingrediente di un altro prodotto o come fonte di energia termica.

Ad esempio, i metalli possono essere riciclati, il compostaggio può essere utilizzato per la produzione di fertilizzanti e la rigenerazione degli oli esausti può sostituire l’olio vergine in altri processi.

Inoltre, grazie all’impiego di moderni termovalorizzatori, alcuni tipi di rifiuti possono essere trasformati in energia termica per produrre calore, vapore o elettricità. Il recupero in R è quindi una strategia importante per ridurre l’impatto ambientale dei rifiuti e sostenere l’economia circolare.

Come si decide quali rifiuti vanno a smaltimento o recupero?

Per decidere quali rifiuti vanno a smaltimento o al recupero è necessario fare riferimento alla normativa sui rifiuti è contenuta nel D.Lgs.152/ 06 e smi, parte IV.

Essa contempla due procedure volte a stabilire se un rifiuto è da destinarsi a un impianto di smaltimento o di recupero.

Spesso queste procedure vengono applicate contemporaneamente per ottemperare a una

classificazione giuridica e a un’analisi di caratterizzazione, in base alle quali decidere appunto la destinazione del rifiuto.

È molto importante, a tal fine, distinguere il significato di:

  1. classificazione, in cui il rifiuto viene classificato per la sua origine (rifiuti urbani o rifiuti speciali);
  2. caratterizzazione, ovvero il processo da cui il rifiuto viene generato e il suo stato fisico (liquido, solido, polveroso, fangoso).

Per classificare i rifiuti si fa riferimento al Codice Europeo dei Rifiuti (CER) o anche detto Elenco Europeo dei Rifiuti (EER), che porta ad individuare il corretto codice e l’appartenenza alla categoria di rifiuti pericolosi o non pericolosi.

Per quanto riguarda la caratterizzazione del rifiuto occorre determinare le sue caratteristiche, che vanno a determinare il tipo di smaltimento in sicurezza. Si tratta di risalire a:

  • origini del rifiuto;
  • materie prime da cui è stato generato;
  • sostanze con cui può essere entrato in contatto;
  • schede di sicurezza.

Solo in questo modo è possibile attribuire al rifiuto eventuali caratteristiche di pericolo ed individuare l’impianto a cui va destinato.

Come sapere se un impianto smaltisce o recupera?

Vediamo ora come sapere se un impianto smaltisce o recupera e come individuarlo per conferire i propri rifiuti.

Concentriamoci prima sullo smaltimento, che generalmente viene eseguito in discarica, mediante il deposito sul suolo o nel suolo stesso.

La discarica è un impianto progettato e costruito in modo da garantire la sicurezza e la tutela ambientale a lungo termine, in cui le attività di gestione e controllo devono essere mantenute anche dopo la chiusura dell’impianto, per almeno 30 anni.

Le discariche possono essere classificate in base al tipo di rifiuto che vi viene depositato, ovvero rifiuti:

  • inerti;
  • non pericolosi;
  • pericolosi.

Il recupero avviene, invece, in impianti di recupero autorizzati a ricevere e trattare solo specifiche tipologie di rifiuto.

Queste strutture, attraverso un processo di lavorazione, recuperano tutti i materiali riutilizzabili da destinare al riciclaggio o ad altri impieghi, trasformandoli in nuove materie prime per la produzione di nuovi prodotti, risorse per l’agricoltura o combustibili per la produzione di energia.

Conferire un rifiuto preoccupandosi della sua destinazione, sia essa lo smaltimento o il recupero, richiede una buona preparazione da parte del produttore del rifiuto stesso nonché la compilazione documentazione severamente è normata. Trattandosi di una serie di operazioni e processi delicati e complessi, la gestione dei rifiuti speciali è di competenza esclusiva di professionisti nel settore, come Selin.

Ogni azienda che produce rifiuti, affidandosi a imprese addette alla gestione dei rifiuti speciali, ha la certezza di ottemperare alle norme e di contribuire a una gestione corretta e possibilmente sostenibile dei propri rifiuti.

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